Luciano Ferraro sul Corriere della Sera scrive del Vigneto sul Castello!

Magnifico articolo di Luciano Ferraro sul Corriere della Sera e su Divini.Corriere.it (link all’articolo clicca qui) dedicato alla Cupertinum e al progetto del Vigneto sul Castello di Copertino.

E sopra il castello spuntò un vigneto

16 GENNAIO 2015 | di Luciano Ferraro

Le viti sono sospese tra terra e cielo, sui bastioni del Castello Angioino di Copertino in Puglia. È l’unico vigneto fortificato al mondo. L’idea è della cantina sociale del paese, la Cupertinum. Approvata a tempo di record dalla Soprintendenza di Lecce, Brindisi e Taranto. Cento viti di Negramaro cannellino tra i quattro baluardi del forte.

Un balzo indietro di cinque secoli, quando sui terrazzamenti più alti crescevano viti e olivi per resistere in caso di assedio. In una terra color «rosso stupendo più bello del rosso di Siena — come scrisse Carmelo Bene —. Una terra nomade, gira su stessa. A vuoto». A questo Sud, sosteneva l’attore (ricordando il santo dei voli, Giuseppe Desa da Copertino), «non resta che volare». E in qualche modo, volano anche le viti di Copertino.

La Cupertinum è una azienda storica del vino pugliese, quest’anno festeggia 80 anni. Il presidente è un giovane agronomo, Francesco Trono. L’enologo è Giuseppe Pizzolante Leuzzi, appassionato di vela (ha preso il posto del pioniere del vino pugliese Severino Garofano). A lui è venuta l’idea di «coltivare il castello». «La nostra etichetta storica — racconta — ha sempre raffigurato il portale del castello del paese. Quando la direttrice del castello mi raccontò che un tempo sui bastioni c’erano sia vigneto sia oliveto, ho pensato che bisognava unire i due simboli di Copertino: il forte del Cinquecento e la nostra cantina. Ho trascorso un’estate con la zappa lassù, tra erbacce e fichi d’india, per cercare tracce di vecchie piante, ma non le ho trovate. Quindi abbiamo piantato cento barbatelle di una varietà antica precoce riscoperta da Antonio Calò, presidente dell’Accademia italiana della vite e del vino».

L’intenzione è di produrre, fra un paio d’anni, un Negramaro in purezza. Fra qualche giorno le viti del castello, piantate nell’aprile scorso, saranno potate per la prima volte. «Sono già alte un paio di metri — dice l’enologo — un motivo in più per visitare il castello».

La Cupertinum ha 350 soci, soprattutto piccoli coltivatori. Quattrocento gli ettari in totale. Produce un milione di bottiglie, una grossa parte viene esportata nel Nord Europa. «Siamo forti soprattutto in Svezia — racconta Pizzolante Leuzzi — al punto che un estimatore svedese ha chiamato con il nome della nostra cantina un cavallo da corsa. Il punto di forza è il Copertino Rosso Riserva, quasi un vino d’altri tempi, che esprime tutta la forza della terra salentina (al Vinataly sarà presentata l’annata 2008).

Un Negramaro con tocchi di Malvasia e Montepulciano, con uno prezzo basso in rapporto alla qualità, otto-nove euro. Ampia la gamma della cantina: dal Primitivo al morbido rosato Spinello dei Falconi, fino al Cigliano Bianco, agli Squarciafico Bianco e Rosato e all’ultmo nato, il notevole Glykòs Passito, sempre a base di Negramaro. Vini che conosce bene Giuliano Sangiorgi, della band dei Negramaro, cresciuto all’ombra del castello.

«Più che il canto della terra — ha scritto Sangiorgi tirando in ballo una frase storica del critico Luigi Veronelli — credo che il vino sia il canto delle persone che stanno sulla terra. L’uomo è il canto della terra». Come i 350 viticoltori della Cupertinum con volti d’altri tempi ritratti nel giornale aziendale. Figli di una terra che ha imparato a volare.